Caro Sergio,
la sera del 1989 in cui sei salito sul palco di Sanremo con la canzone "Rifarsi una vita" la ricordo benissimo: avevi una chitarra verde "metallizzata" e della tua band faceva parte una sassofonista mora molto brava (oltre che carina). Sentita una volta quella canzone diventò la mia preferita e cominciai spudoratamente a tifare per te.
Quel Sanremo lo presentavano 4 figli illustri (Danny Quinn, Gianmarco Tognazzi, Rosita Celentano e un'altra che ora non ricordo). Quando a conclusione della serata finale scese il cartellone della classifica e sentì nominarti per primo partendo dal fondo... capì proprio da quel tuo ingeneroso ultimo posto che non facevo parte della maggioranza. Non ne avrei mai fatto parte, ma questo a 9 anni lo ignoravo.
Lo so Sergio, hai fatto senza dubbio canzoni migliori di "Rifarsi una vita", ma quell'ultimo posto per il bambino che ero non stava nè in cielo nè in terra: sei arrivato dopo Gigi Sabani, dopo la Vanoni, dopo Marisa Laurito! Sergio, MA.RI.SA. LAU.RI.TO! No dico, ti rendi conto?
Presi atto della cosa con estremo rammarico e quasi per protesta presi a canticchiare la tua canzone ovunque. Obbligai pure i miei genitori a comprarmi il tuo disco! Un 45 giri di vinile con incisa una canzone per lato che conservo ancora come una reliquia. Non so quanti ne hai venduti ma ora sai che uno di questi ce l'ho io.
Bè da quella sera sono passati parecchi anni e io, benchè musicalmente un pò ignorante, ho continuato a seguirti a modo mio. Ho saputo che te ne sei andato in America e che hai un blog che di tanto in tanto leggo.
A volte servono anni per reinterpretare le cose. Adesso credo di aver capito perchè mi piaceva tanto quella canzone, a parte il ritmo orecchiabile, io suo essere spiritosa e le evoluzioni sassofoniche.
Io, forse la persona più inquieta al mondo, spesso non ho trovato nulla di meglio da dire che: "scusa un momento, vado a rifarmi una vita".
Un saluto affettuoso Sè, stammi bene.
Massimiliano