Ciao, Sergio. Sono romano, del 1957. Ho vagato anch'io per il trinkangolo più o meno contemporaneamente a te, e ho vissuto qualche anno sgangherato anch'io prima che la vita mi rimettesse in riga. Amo il jazz, sono un tuo ammiratore da quando è uscito Un Sabato Italiano, sono anche riuscito ad ascoltarti live ad una Festa dell'Unità a Prato, 1985 o giù di lì. Leggere il tuo libro mi ha... ma sì, commosso. Dove magari altri lettori hanno sorriso, a me è venuto il groppo in gola e gli occhi lucidi. Così, ti ho scritto per ringraziarti. Grazie delle ore "piene" passate ad ascoltarti, ed ora anche a leggerti, bevendo un whisky o due (oramai non di più, ma almeno single malt invecchiati, che diavolo!).
E, per favore, non smettere.
Massimo Massimi