27 febbraio 2006

Gabriele

Caro Sergio,

sono finito per caso sul tuo sito. In realta' cercavo notizie su un tuo omonimo che suona il violino con gruppi folk del norditalia.
Non sapevo niente della tua evoluzione musicale post sabato italiano e niente dei fatti tuoi personali. Cio' nonostante, da allora utente di mister fantasy, comprai subito nell'83 (o no?) il tuo disco perche' mi sembrava bellissimo e ancora meglio erano (se possibile) i video da caffe' spaziale di guerre stellari.
A casa ho rovistato tra le cose che mi porto dietro da venticinque anni di traslochi e ho ritrovato "sabato italiano". non l'avevo ascoltato molto dopo i primi tempi (mi interesso soprattutto di musica dal seicento in la' e di musiche tradizionali orali europee, quindi siamo musicalmente abbastanza perpendicolari) ma sabato italiano mi e' sempre rimasto impresso come un disco di grande qualita' e gusto. In effetti ho avuto in seguito un'altra intersezione col jazz (e non solo) nel 98 quando sono stato sei mesi in Arizona. La' vivevo come musica locale (anche se la musica in voga li' nel west, oltre alla roba commerciale, era il blue grass che non mi ha mai convinto) connessa alla lingua, agli usi e alla cultura USA e acquistava una dimensione viva che prima non avevo mai notato. Ho letto l'autobiografia di Billie Holliday e qualcosa di Miles Davis e mi ci sono immerso. tornato in italia pero' ho ripreso a sentirle tutte cose un po' lontane.
Ti saluto, scusami per la confidenza ma credo che quando si scrive a un "cantante-musicista famoso" ce la si possa prendere.

ciao