31 ottobre 2014

DISPERATAMENTE (e in ritardo cane) diventa eBook

in iBook lo trovate qui  

su Kindle lo trovate qui



Grazie alle molte segnalazioni vostre, e di quanti non lo trovavano in libreria, il mio primo romanzo "DISPERATAMENTE (e in ritardo cane)" è da oggi disponibile in versione eBook, e lo trovate qui.

Voglio offrirvi un assaggio del libro, che mescola una trama fictional con molte mie storie autobiografiche e ricordi di vita vissuta.



DAY 1 - Giovedì - FLINTSTONES

Non ti ho ancora detto che da una decina di giorni ho in testa la musichetta dei Flintstones.  Mi sta trapanando il cranio. Mi sveglio in mezzo alla notte e la musichetta parte, arriva fino alla fine e ricomincia daccapo, come un CD difettoso.  Dopo tre ore di martirio mi tocca lasciar perdere e alzarmi.  È proprio un’ossessione.  Certe volte è la versione originale, quella televisiva.  Altre volte invece arriva con arrangiamenti diversi: gregoriano, hip hop, sinfonico, punk, opera, country western…  e quello salsa,  yeah!  Quello salsa è fichissimo, comincia con un solo di congas e poi arrivano i fiati.  Poco fa ero in coda all’ambasciata, ci saranno state un centinaio di persone, e all’improvviso mi  è arrivata la versione gospel.  Tutti si sono girati a guardarmi con gli occhi di fuori, così mi sono accorto che stavo urlando “Flintstoooones, meet the Flintstoooones”… a momenti mi arrestano.
   A proposito di ambasciata:  ormai è chiaro che per rimpiazzare il mio passaporto ci vorranno almeno altre due settimane lavorative, e l’idea di restare altri quindici giorni bloccato a Roma senza niente da fare, senza macchina, senza nessuno, imboscato in un alberghetto fetente e con la musica dei Flintstones che mi spappola il cervello non contribuisce molto alla mia percezione del lato positivo delle cose.  Anzi, comincio ad essere alquanto depresso.   Voglio tornare a casa.
Via Veneto è quella di sempre.  Mi butto nel marasma, deciso ad agguantare un taxi e andare a rintanarmi in albergo, poi mi passa la voglia e continuo solo a camminare, inebetito, diecimila pensieri, un passo dopo l’altro senza una meta precisa.  Qui niente è cambiato.  Il traffico demenziale, i caffè storici della Dolce Vita - nudi e derelitti nella luce del mattino - i grandi hotel con le mercedes blu in doppia fila, autisti in attesa che spettegolano, fumano e  si girano a guardare il culo alle donne nell’anemico sole di aprile.  Gruppetti di poliziotti guardinghi in assetto di guerra stanno immobili coi mitra spianati su nemici invisibili, furgoni blindati davanti a un portone, la sede di qualche oscuro potere.
   Conosco bene il territorio: questa era la mia città.  C'è stato un tempo in cui ogni notte, di ritorno da baldorie sfrenate, amavo guidare giù per Via Veneto alle tre di mattina e vedere tutte le luci spente, i marciapiedi deserti, tutto chiuso, e solo allora mi mettevo l’anima in pace e andavo a dormire.  Una specie di rituale. Ma era in un’altra vita.  Adesso questi luoghi non mi appartengono più. Ora sono un espatriato, un alieno di nazionalità incerta, di identità labile, che parla strano, storpia il suo stesso nome e si perde a piedi nella città dove è nato e cresciuto.  Ogni tanto colgo di sfuggita il mio riflesso in una vetrina, e ciò che vedo è un facsimile di me, uno straniero di mezza età in giacca di pelle e jeans strappati che somiglia vagamente a mio padre, un eccentrico che parla da solo e schiocca le dita a tempo di qualche musica che sente solo lui.  Flintstones…meet the Flintstones…They're the modern stone age famiiiilyyyy.  Flintstones…  meet the Flintstones…


Beh, BUONA LETTURA